Essendo una cucciola di Labrador, porto nel mio DNA tutte le caratteristiche della mia razza. Le mie origini provengono dall’isola di Terranova, in Canada, dove i miei antenati, sono cresciuti aiutando i pescatori dell’isola a recuperare le reti ed anche il pescato. Quindi, noi Labrador, siamo sempre stati abituati a stare all’aria aperta, sguazzando quà e là sulle coste dell’isola. Di conseguenza, amiamo fare tanta attività all’aria aperta, giocare tanto con i nostri genitori adottivi, e quando è possibile, ci piace tuffarci in acqua per un bel bagnetto.
Siamo molto protettivi, ma anche tanto vivaci, quindi, educarci non è una cosa molto semplice. Ci piace giocare un po’ con tutti, ma soprattutto con i nostri genitori. Per questo, ti suggerirò io qualche dritta utile per educarci al meglio, così da creare un rapporto di fiducia tra me e te, che hai deciso di prenderti cura di me.
Lo stato emotivo del cucciolo conta ai fini della sua educazione
Quando scegli di adottare uno di noi cuccioli di Labrador, ricordati sempre, che se pure hai aspettato 3 mesi prima di adottarci, ci siamo da poco distaccati dalle nostre famiglie. Quindi, per colmare la loro mancanza, la prima cosa di cui abbiamo bisogno, è il vostro amore. Io sono stata molto fortunata, perchè papà Michele, è davvero molto buono con me, ed armato di santa pazienza, sta cercando di educarmi, interpretando i miei segnali senza essere mai aggressivo.
Infatti, la mia educazione, così come quella di qualsiasi altro Labrador, dipende sia dal nostro carattere che dal genitore adottivo. Per cercare di ottenere ottimi risultati in tempi relativamente brevi, ti dirò cosa è meglio che tu faccia per educare un cucciolo di Labrador.
Il principio di associazione di un cane: Usa questa caratteristisca per avere progressi nell’educazione del cucciolo
Una delle tecniche migliori per educare un Labrador, si potrebbe sintetizzare così:
“Poche parole e tanti biscottini premio”
Noi cuccioli, sappiamo molto bene, che una delle prime cose che cercate di insegnarci, è quella di fare i nostri bisogni all’aria aperta e non sparsi per casa. Ma prima di dirti tecnicamente cosa sia meglio fare, devi provare a metterti un po’ nei “nostri peli”, per cercare di capire cosa ci induce a fare pipì quà e là in tutta la casa. Quando siamo cuccioli, ovviamente, ci troviamo ancora in una fase di sviluppo. Per questo motivo, non siamo ancora padroni delle nostre contrazioni muscolari, e quindi, non riusciamo a trattenere i nostri bisogni. Ecco perché, quando sentiamo la necessità di fare la pipì, la facciamo lì dove ci troviamo.
Un pò come i vostri cuccioli di uomo no?
In effetti è la stessa cosa, solo che a differenza dei cuccioli di uomo, noi non abbiamo il pannolino, e quindi disseminiamo la casa dei nostri bisogni. Bene, fatta questa premessa, per insegnarci a non fare pipì in casa ma fuori, ricordatevi sempre che noi ragioniamo per associazione. Ovvero, quando capita che facciamo pipì in casa, se tu ti dovessi accorgere della pipì tempo dopo che noi l’abbiamo fatta, e mi rimproveri a voce alta, trascinandomi sul “luogo del delitto”, io non ti riesco a capire.
Non fate passare troppo tempo…
In effetti è la stessa cosa, solo che a differenza dei cuccioli di uomo, noi non abbiamo il pannolino, e quindi disseminiamo la casa dei nostri bisogni.
Bene, fatta questa premessa, per insegnarci a non fare pipì in casa ma fuori, ricordatevi sempre che noi ragioniamo per associazione. Ovvero, quando capita che facciamo pipì in casa, se tu ti dovessi accorgere della pipì tempo dopo che noi l’abbiamo fatta, e mi rimproveri a voce alta, trascinandomi sul “luogo del delitto”, io non ti riesco a capire.
Per me è passato troppo tempo, quindi, non riesco ad associare il tuo rimprovero a quella pipì. Di conseguenza, vado in confusione, mi intristisco, e molto probabilmente continuerò a fare pipì in casa uff!! Se inoltre, così come spesso succede, mi rimproveri alzando molto il tono della voce, parlando nella tua lingua così come se parlassi ad un uomo, allora siamo in alto mare. Se proprio vuoi comunicare con me, ti consiglio di usare poche parole, in maniera ripetuta ed associate ad un gesto. Cosicché, con un po’ di tempo e pazienza, assocerò quelle parole al quel tipo di comando. Ad esempio, quando faccio qualcosa di sbagliato, limitati a dire un bel NO deciso, oppure, se vuoi che io ti segua, prova a dirmi VIENI QUI. Se invece vuoi dirmi qualcosa, e pretendi la mia attenzione, dimmi un bel SEDUTA, e poi, con poche parole ripetute più volte, con l’ausilio dei gesti, cerca di parlarmi facendomi capire cosa vuoi da me. Quindi, per educarmi a farmi i miei bisogni all’aria aperta, preferibilmente, devi rimproverarmi nel momento stesso della pipì, o al massimo, a distanza di pochissimi secondi, così io posso associare il rimprovero alla pipì appena fatta. Te lo ripeto ancora, gridare con me non funziona! Sono ancora cucciola, se gridi mi spavento, e quindi mi faccio sotto, ma dalla paura…ahahah…
Dai, concedetemi una battuta!